I Cavalieri nel VCO
I Cavalieri Ospitalieri e Templari Tra il Basso Verbano e l’Ossola
Nella storia, l’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni o Giovanniti e l’Ordine Templare, hanno avuto un legame molto stretto tanto da essere definiti ambedue Ordini Gerosolimitani. E’ abbastanza raro però trovare in Italia pubblicazioni sulla presenza di questi 2 Ordini, soprattutto in questa parte più settentrionale del Piemonte, ed in particolare in quest’area compresa tra il Lago Maggiore e l’attuale Eppure l’importanza storica delle vie di transito e dei passi della Val d’Ossola farebbero supporre che questi Ordini Gerosolimitani non potessero aver trascurato questa regione. In essa si snoda infatti una parte nevralgica dell’antica Via Mala, che connetteva la Pianura Padana e le leghe cittadine lombarde produttrici di vino, sale e grano con le grandi fiere della Champagne e il Centro Europa, da cui provenivano pelli e latticini.
Il tracciato, ben custodito dal sistema di torri di segnalazione e fortificazioni volute da Ludovico il Moro,
risaliva oltre la piana della Toce e le Valli Antigorio e Formazza per
inerpicarsi fino ai passi dell’Arbola, del Gries, del San Giacomo e
proseguire verso Binn, Grimsel o il San Gottardo; poco prima di
Domodossola una deviazione portava ai passi del Monte Rosa, all’imbocco
della Valle Antigorio, un’altra diramazione si insinuava in Val Divedro,
verso il Simplon.
Lungo la stessa via si muovevano anche i pellegrini in viaggio verso Santiago di Compostela, dove nell’830 d.c. l’anacoreta Pelagio aveva ritrovato la tomba di San Giacomo,
come testimoniato dal nome stesso di uno dei passi, dall’intitolazione
dell’ospizio sul Sempione e da alcune raffigurazioni dell’apostolo
presso la parrocchiale di Vogogna e la chiesa dedicata allo stesso a
Fondo Toce. Il tratto che saliva fino a Domodossola era infatti parte
del vasto sistema viario della Via Francigena che nella valle però si chiamava Via Francisca. Dalla città fino ai passi della Val Formazza, poi, cambiava nome in “Via del Gries”.
Segno noto della presenza Gerosolimitana Giovannita nella zona dell’Ossola era certamente l’Alter Spittel, l’ospizio vecchio, a poca distanza dal Passo del Sempione, voluto dal Vescovo di Sion e già esistente nel 1235 sotto la direzione di un frate e “magister”, tale Bernardo, appartenente proprio all’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, gli stessi che, persa la Città Santa (1291) avrebbero spostato la loro sede principale prima a Cipro, facendosi chiamare semplicemente “Cavalieri di San Giovanni”; poi a Rodi dal 1330, mutando di nome in “Cavalieri di Rodi”; infine a Malta, facendosi riconoscere con il nome di “Cavalieri di Malta”, dopo la sconfitta subita da Solimano il Magnifico nel 1522. Un altro ospizio dei Cavalieri di San Giovanni, “San Giovanni dei Pellegrini”, si trovava a Novara, fuori dalla Porta di Milano, sulla strada mediolanensis, lungo la riva del Ticino.
I Cavalieri Templari, invece, erano stanziati nelle campagne novaresi dal 1174 anno in cui i Conti di Biandrate donarono la domus di Sant’Apollinare alla Milizia Templii. Della mansio non sono note altre informazioni, ma sembra che ad essa possano risalire le parti più antiche della chiesa e dell’edificio annesso, ancora visibili nel cascinale odierno.
Un documento del 15 Settembre 1222 indica poi l’esistenza di un’altra magione in città a Novara dedicata a San Guglielmo, che pare si trovasse nel quartiere di San Gaudenzio, poco fuori dalla Porta di Vercelli, lungo la strada tra Novara e Vercelli, della quale non sono stati rinvenuti resti. A nord, oltralpe, una loro commanderia sorgeva a Salgesch, tra Brig e Sion, lungo la via Francigena e in numero maggiore ne esistevano nei territori della Savoia.
E tra il Sempione e Novara? Possibile che i Templari avessero trascurato l’Ossola, una valle il cui legame con la Vergine (soprattutto la controversa “Madonna del Latte”, che allatta a seno scoperto) e con la “Grande Madre”, icone tanto care ai cavalieri gerosolimitani?
Clemente V, due mesi dopo aver promulgato la bolla papale “Vox In Excelso”, con cui poneva fine all’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme”, provvedeva ad una seconda e meno nota bolla, “Ad Providam Christi Vicari” che sanciva il passaggio di tutte le proprietà templari, comprese quelle ricadenti sotto le pievi novaresi, ai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni. La bolla attesterebbe quindi, pur senza elencarli, che gli Ordini Gerosolimitani avevano stanziamenti anche nella regione compresa tra le pianure a nord di Novara e le Valli ossolane.
In effetti, sia lo stesso documento datato 1222 che le registrazioni di un capitolo dell’Ordine di San Giovanni tenutosi nel 1533, menzionano di una fantomatica “Santa Maria della Mansione” che, sempre secondo questi testi storici, sarebbe stata collegata alla magione di San Guglielmo
Secondo una teoria, questo potrebbe essere l’antico nome di una magione rinominata “Commenda di Santa Maria Annunziata del Sovrano Ordine Militare e Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme o di Malta”, situata a circa 80 km da Novara, a Vogogna, sulla riva sinistra della Toce, proprio dove comincia la parte navigabile del fiume.
Fondata agli inizi del XII secolo dal feudatario di Formazza, Antonio De Rodis, che qui si ritirò a vita religiosa dedicandosi all’aiuto dei pellegrini, sarebbe stata ceduta, per sua stessa volontà, alla sua morte, all’Ordine Templare , che ne avrebbe mantenuto possesso fino al 1313.
Che tale lascito fosse stato fatto inizialmente all’ordine templare, in verità, viene per lo più sostenuto con riferimento alle note storiche, assai più tarde, redatte da Paolo VI Della Silva (i Della Silva erano discendenti dei De Rodis), che inseriva la questione come ipotesi a commento di un testo di Giovanni Capis del 1673, in cui invece si indicavano quali destinatari della donazione i Cavalieri di Malta. Al medesimo ordine cavalleresco viene attirbuito il possesso della magione anche nelle “Memorie storiche di Premia”, datate 1925.
Di certo, la “mansio” assunse fin dall’inizio un ruolo strategico rilevante. Al piccolo porto che ne faceva parte attraccavano il traghetto che collegava le due sponde del fiume e le chiatte provenienti dal Lago Maggiore trasportando merci e pellegrini in transito lungo la via Francisca da e verso Domodossola. Il toponimo originario del ponte, “della Masone”, sarebbe, secondo alcuni, un’altra prova della possibile presenza templare in Ossola ma, pur suggestivo che sia, anch’esso non consente attribuzione certa.
Seguendo le orme dello zio, intanto, Guglielmo II De Rodis aveva fondato un ospizio per i viandanti a Premia, in valle Antigorio, lungo la Via del Gries e l’aveva affidato alle Umiliate di Sant’Agata. L’edificio e l’oratorio adiacente furono dedicati a San Bernardo di Aosta (morto il 10 Giugno 1081 e sepolto a Novara), patrono degli alpeggi e degli scalatori. Non è dato sapere se anche il nipote, seguendo le orme dello zio, abbia lasciato a sua volta in eredità all’ordine templare l’ospizio. La piccola e pregevole chiesa, recentemente restaurata e i resti del ricovero sono ancora visibili ai margini dell’odierno abitato di Premia.
Mentre San Bernardo rimase indipendente e frequentato fino all’inizio della sua decadenza, nel XVII secolo, la Masone di Vogogna (la cui unica testimonianza moderna sono i ruderi dell’antico ponte detto “Della Masone”), con la bolla papale fu ceduta agli Ospitalieri, che la mantennero per almeno altri tre secoli.
Resti della STRADA ROMANA sono osservabili dal ponte della Masone sul fiume Toce a nord del paese.
Il nome Masone deriva dall’Ospizio dei Cavalieri Ospitalieri di San
Giovanni organizzato dal 1376. La strada mostra potenti opere di
sostegno e venne restaurata varie volte nei secoli, sono ancora visibili
anche i resti dell’antico pontile d’attracco del traghetto in località
Masone.
La teoria che identificherebbe la Masone di Vogogna con “Santa Maria della Masone” citata nei documenti del 1222 e del 1533, è ancora dibattuta per via della notevole distanza tra Novara e Vogogna, stride con la vicinanza tra le due adombrata invece dai documenti e con la mancanza di prove certe della presenza templare a Vogogna (ad eccezione delle note, assai più tarde, di Paolo VI Della Silva). Con maggior probabilità la leggendaria Santa Maria Della Magione era forse la stessa Magione di San Guglielmo cui fu cambiato nome o una parte della mansio che fu modificata o soppressa.
Mentre un frate antigoriano, Pietro di Cravegna costruiva e cominciava a gestire un Ospizio (1410) alla sommità del passo, all’alpe Valdolgia, poco sotto la sommità del passo di San Giacomo, alcuni rinvenimenti fanno pensare che i Cavalieri di San Giovanni, preso possesso delle magioni templari avessero cominciato ad intensificare la loro presenza in Ossola.
Nel XVI secolo edificarono un oratorio dedicato a San Giovanni sul torrente omonimo che ancora attraversa Intra. Per distinguerlo dal Rio San Bernardino “flumen magnum” dalle acque salubri e particolarmente efficaci per curare ulcere e ustioni, il torrente “San Giovanni” era invece tristemente noto come “l’altro fiume”, i cui sassi erano ritenuti la causa della forte umidità nei muri della casa, poiché “piangevano” ricordando il martirio del Battista.
L’oratorio (e forse una piccola magione) sorgeva non distante dal “Punt dal sass”, crollato tra il 26 e il 27 Settembre 1991, sul quale dall’Alto Medioevo fino alla fine del 1800 transitarono le persone e le merci dirette verso Cannobio e la Svizzera attraverso la via Selasca.
Un altro inspiegato rinvenimento, una stele murata all’esterno di una casa (poi soprannominata “Casa dei Cavalieri di Malta”) a Mergozzo, su cui sono incise la croce ospitaliera (di Malta) e la data 1589, suggerisce la probabile esistenza di un ospizio o di una magione gerosolimitana anche in questo abitato, la cui pieve, fino al XVI secolo includeva anche Ornavasso e le frazioni limitrofi.
Se c’erano Templari che stanziavano in Ossola, scomparirono dunque senza lasciare traccia. E dove avrebbero potuto andare, oppure nascondersi fino all’arrivo dei Cavalieri di San Giovanni? Si accodarono forse a quelli che fuggirono in Svizzera per fondare un nuovo stato, come adombrano alcuni studiosi basandosi sulla coincidenza tra la nascita del primo stato elvetico e la distruzione dell’ordine templare, sulla vocazione bancaria elvetica (il primo sistema bancario “moderno” fu opera templare con l’introduzione delle “lettere di cambio”), sulle croci di derivazione templare che ancora campeggiano sugli stendardi di molti cantoni, sulle leggende antiche che narrano di misteriosi cavalieri avvolti in manti bianche che giungevano a salvaguardare l’indipendenza svizzera dai tentativi stranieri di invasione?
Forse, più semplicemente, i Poveri Cavalieri di Cristo rimasero dov’erano e passarono in “eredità” agli Ospitalieri insieme ai loro beni, salvandosi così dalle persecuzioni di Filippo il Bello.
Tutte le parti storiche relative al Basso Toce e all’Ossola sono state tratte da una raccolta di ricerche storiche locali:
CAVALIERI di CRISTO: TRA TEMPLARI e OSPITALIERI IN OSSOLA, dell’autore Francesco TERUGGI, che ne ha autorizzato la pubblicazione.
La Chiesa e la Commenda dei Cavalieri di San Giovanni a Verbania
Forse non tutti sanno che l’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, tra la metà del 1500 e la fine del 1700 ha svolto, per conto dall’allora Signoria di Milano (come per la Commenda della Masone di Vogogna), una importante e fondamentale funzione di gestione e di controllo sul traffico pedonale e commerciale che da Verbania usciva verso l’alto lago.A quel tempo, l’unico punto di entrata e di uscita della città di Verbania da e per l’alto lago, era il passaggio sul ponte soprannominato “Ul Punt da Sass” l’antico ponte in pietra sito in località Pontini, crollato nel 1991.
Sempre dalla stessa parte, sull’altro lato della strada, vi era invece lo stabile dov’era ubicata la Commenda. Ancor oggi si può notare una statuetta della Madonna sull’unica porzione dello stabile salvato dall’abbattimento (ex Commenda), cui la Chiesa e la stessa Commenda erano dedicate. dimostrare di quant’era importante la presenza dei Cavalieri Giovanniti nella città di Verbania sono alcune importanti e particolari testimonianze: lo stesso torrente che prese il nome dall’Ordine; inoltre, la scoperta di alcuni stemmi in sasso rinvenuti nella località citata e in luoghi vicini: ad esempio sull’ultimo pilastro del ponte (ancor oggi visibile) e sull’entrata posteriore dell’attuale Hotel Casa Camilla, di fronte all’ingresso principale della Ditta Barry Callebaut dove dove si nota un blasone collocato sulla croce dei Cavalieri. nel periodo su indicato, i Cavalieri avevano istituito una sorta di ulteriore posto di controllo e una foresteria.
Una curiosità per le genti locali che si ricordano ancora dei vecchi detti popolari, avranno sentito certamente quello dialettale che si usava (forse in risposta a qualcuno che pretendeva un compenso)
…….uè giuvanin da la vigna !!.
probabilmente si faceva riferimento ai cavalieri che esigevano dazi sul ponte San Giovanni in quella località che si chiama ancora oggi Le Vigne. [ ATTENDIBILITÀ DA VERIFICARE]